Achille riconosciuto alla corte di Licomede
olio su tela, cm 107 x 162

il soggetto di questo eccezionale dipinto è tratto dalle vicende di achille trattate dai poeti postomerici, in particolare nel libro primo dell’Achilleide di Stazio. in prossimità della guerra di troia, l’indovino calcante profetizzò che, se il giovane achille avesse partecipato alla spedizione, sarebbe morto. la madre teti cercò di sottrarlo al suo destino (ma ciò ovviamente non era possibile), inviandolo a Sciro alla corte di relicomede, dov’egli si travestì da donna passando il tempo con le figlie del re.

con una di esse, deidamia, ebbe una relazione da cui nacque il figlio neottolemo. tuttavia calcante aveva anche profetizzato che troia non si sarebbe potuta vincere senza la partecipazione di achille, e pertanto Ulisse si assunse l’incarico di trovare il giovane eroe e convincerlo a combatterlo, cosa che avvenne grazie alla sua proverbiale astuzia: giunto alla corte di licomede travestito da mercante, Ulisse aveva portato con sé molti gioielli fra i quali aveva nascosto delle armi. mentre le figlie del re guardavano ammirate i gioielli, achille invece impugnò subito le armi e quindi fu riconosciuto. Questo è il momento raffigurato nel dipinto. la qualità è eccellente, le figure si stagliano a grandezza naturale attraverso raffinati giochi di luce e controluce, le vesti giocate su elegantissimi colori prevalentemente freddi quali azzurri e violacei di varie gradazioni, contro uno
sfondo di un caldo color rosso.

L’attribuzione del quadro, documentato fin dal 1755 nella collezione mossi di morano, è sempre stata problematica, ma negli ultimi anni è stata orientata verso mellin, uno dei più importanti allievi di Simon Vouet, vissuto a roma per quasi tutta la sua vita, di cui questo potrebbe essere il capolavoro giovanile (verso il 1625-26)