Questa tela sontuosa fa pendant con una Cacciata dei mercanti dal tempio (inv. 44): entrambe provengono dalla donazione mossi di morano. la scena neotestamentaria della Fuga in Egitto (matteo, 2, 13-23) curiosamente è interpretata in mezzo a enormi rovine architettoniche romane (a sinistra è rappresentato un possente arco di trionfo, sullo sfondo una serie di arcate che sembrerebbero ricordare la basilica di massenzio): un angioletto appare in mezzo a tanta antica magnificenza – così diruta, tanto da sottolineare, probabilmente, il senso della caducità
delle cose terrene tipicamente seicentesco – quasi a voler indicare la strada alla spossata Sacra Famiglia che si avvia verso la ricerca della salvezza.
Viviano codazzi, bergamasco, sicuramente è presente a roma fin dal 1627 (ma forse vi giunse anche prima), per poi spostarsi a napoli intorno al 1632 e ritornare a roma dopo i tumulti legati alla rivolta di masaniello (1647). codazzi era specialista nella rappresentazione di rovine, prospettive architettoniche e vedute, probabilmente tratte più da repertori incisi che da disegni dal vivo, secondo la suddivisione nei vari generi pittorici propria della pittura seicentesca.
Spesso lavorava con dei figuristi: in questo caso mi pare che si possa riconoscere il romano michelangelo cerquozzi (seppure nel 1999 david marshall apparisse dubbioso) piuttosto che Jan miel (come invece si supponeva in precedenza). la datazione dovrebbe corrispondere a un momento di piena maturità del pittore, nel corso degli anni ’50 del Seicento.
08/03/2023